Polices!
di Sonia Chiambretto
mise en éspace Muta Imago
regia Claudia Sorace
drammaturgia e suono Riccardo Fazi
video Maria Elena Fusacchia
luci Gianni Staropoli
con Monica Demuru
produzione Muta Imago, Fabula Mundi
con il sostegno di Mibact, Regione Lazio, direzione cultura e politiche giovanili, Teatro di Roma
Polices! è a metà strada tra un diario, un archivio e un documentario.
Un insieme di materiali di diversa natura e provenienza che parlano della polizia francese (archivi di processi, rapporti delle forze dell’ordine, frammenti video di manifestazioni, scambi di mail, telefonate) raccolti e messi insieme dall’ autrice per sollevare alcune questioni oggi fondamentali: cosa vuol dire giustizia, in che relazione sono legge, controllo e libertà individuale.
Abbiamo provocato questi materiali, siamo andati alla ricerca delle tracce originali che li avevano prodotti, attratti dalla dimensione poetica e sonora che questo universo offriva; abbiamo provato a ridare voce, una, a una moltitudine di mondi, persone, storie. Cercando il più possibile di rimanere vicini alla realtà, al suo movimento instabile e complesso.
Un insieme di materiali di diversa natura e provenienza che parlano della polizia francese (archivi di processi, rapporti delle forze dell’ordine, frammenti video di manifestazioni, scambi di mail, telefonate) raccolti e messi insieme dall’ autrice per sollevare alcune questioni oggi fondamentali: cosa vuol dire giustizia, in che relazione sono legge, controllo e libertà individuale.
Abbiamo provocato questi materiali, siamo andati alla ricerca delle tracce originali che li avevano prodotti, attratti dalla dimensione poetica e sonora che questo universo offriva; abbiamo provato a ridare voce, una, a una moltitudine di mondi, persone, storie. Cercando il più possibile di rimanere vicini alla realtà, al suo movimento instabile e complesso.
Quando il Festival Short Theatre ci ha chiesto di mettere in scena questo testo, ci siamo chiesti, perché noi. Perché farlo. E’ stato chiaro subito dopo la prima lettura. Per due motivi.
Innanzitutto il linguaggio: una drammaturgia che, per costruirsi, parte da materiali reali, presi dalla realtà per come sono e che, a partire da quelli, cerca di costruire un racconto che si sviluppa per somme, giustapposizioni, rimandi, attraversando tempi e spazi diversi.
Il testo si muove su un interessante e delicata dialettica tra realtà e finzione, attraverso un accurato lavoro di selezione e di ricomposizione del materiale originale (che viene presentato comunque come vero, reale), ma della cui origine si sono perse le tracce. Costruisce un racconto di fiction a partire da materiale reale; una drammaturgia non-lineare che attraversa spazi e luoghi per cercare di affrontare nel modo più completo un tema particolare, come quello della storia della polizia francese, in tutta la sua complessità.
Sono questi tutti elementi che soprattutto nell’ultimo periodo fanno parte della nostra ricerca (penso ad esempio a Pictures from Gihan, spettacolo nel quale seguivamo le tracce di una giovane blogger egiziana) e che anche in questo caso abbiamo sentito sarebbe stato interessante esplorare.
Siamo andati quindi alla ricerca di queste tracce; abbiamo chiesto all’autrice di inviarci i link ai materiali originali da cui era partito il lavoro di drammaturgia, così da essere il più vicino possibile al “reale” di partenza: documenti video, televisivi, scambi di mail, interviste, estratti di processi. Li abbiamo ascoltati, ci siamo fatti attraversare dalla realtà dei suoni e delle situazioni.
Innanzitutto il linguaggio: una drammaturgia che, per costruirsi, parte da materiali reali, presi dalla realtà per come sono e che, a partire da quelli, cerca di costruire un racconto che si sviluppa per somme, giustapposizioni, rimandi, attraversando tempi e spazi diversi.
Il testo si muove su un interessante e delicata dialettica tra realtà e finzione, attraverso un accurato lavoro di selezione e di ricomposizione del materiale originale (che viene presentato comunque come vero, reale), ma della cui origine si sono perse le tracce. Costruisce un racconto di fiction a partire da materiale reale; una drammaturgia non-lineare che attraversa spazi e luoghi per cercare di affrontare nel modo più completo un tema particolare, come quello della storia della polizia francese, in tutta la sua complessità.
Sono questi tutti elementi che soprattutto nell’ultimo periodo fanno parte della nostra ricerca (penso ad esempio a Pictures from Gihan, spettacolo nel quale seguivamo le tracce di una giovane blogger egiziana) e che anche in questo caso abbiamo sentito sarebbe stato interessante esplorare.
Siamo andati quindi alla ricerca di queste tracce; abbiamo chiesto all’autrice di inviarci i link ai materiali originali da cui era partito il lavoro di drammaturgia, così da essere il più vicino possibile al “reale” di partenza: documenti video, televisivi, scambi di mail, interviste, estratti di processi. Li abbiamo ascoltati, ci siamo fatti attraversare dalla realtà dei suoni e delle situazioni.
Tornare ai materiali originali ci è servito anche in relazione al confronto con i temi affrontati dal testo della Chiambretto, che rappresentano il secondo motivo di interesse nei confronti di Polices!Lavorare a partire da questi ci ha permesso di non sovrapporre il nostro sguardo a quello dell’autrice, ma di riuscire a presentare il nostro punto di vista, a strutturarlo in maniera diversa ma parallela al suo. Ascoltando queste tracce ci siamo resi conto che sotto il racconto delle diverse pratiche della polizia francese (consapevoli delle differenze tra la realtà della polizia francese e quella italiana) c’era in realtà una questione più grande, che oggi ci riguarda tutti e sulla quale abbiamo deciso di concentrarci. Quella del rapporto tra controllo e sicurezza. In che rapporto sono, oggi? Dove si situa il confine tra privazione della libertà individuale e acquisizione di maggiore sicurezza a livello personale e collettivo? A cosa siamo disposti a rinunciare per poterci sentire al sicuro? Ma soprattutto, siamo sicuri di sapere davvero cosa è questa libertà che tanto abbiamo paura di perdere? Di quale libertà stiamo parlando?
Ormai da quasi due anni viviamo tra Roma e Bruxelles, ed è evidente che il mondo intorno a noi sta cambiando. I controlli di “sicurezza” in ogni ambito della nostra vita sono sempre di più, ma la minaccia intorno a noi sembra farsi sempre più vicina. Pretendiamo “sicurezza”, ma allo stesso tempo siamo spaventati all’idea di pagare questa sicurezza con la nostra libertà. Cos’è la polizia e che ruolo esercita in questa situazione è una questione complessa e intricata, per questo abbiamo deciso di affrontare il lavoro come se fosse un’indagine. Abbiamo deciso di “leggere” il testo, di osservarlo, per capire dove ci poteva portare. Monica Demuru, sola in scena, mette alla prova le parole della Chiambretto, le fa suonare, le provoca, ci entra dentro e ne esce fuori. Insieme cerchiamo di capire, più che dove sia il Giusto e l’Ingiusto (il titolo di un capitolo del testo), dove siamo noi rispetto a tutto questo.
Ormai da quasi due anni viviamo tra Roma e Bruxelles, ed è evidente che il mondo intorno a noi sta cambiando. I controlli di “sicurezza” in ogni ambito della nostra vita sono sempre di più, ma la minaccia intorno a noi sembra farsi sempre più vicina. Pretendiamo “sicurezza”, ma allo stesso tempo siamo spaventati all’idea di pagare questa sicurezza con la nostra libertà. Cos’è la polizia e che ruolo esercita in questa situazione è una questione complessa e intricata, per questo abbiamo deciso di affrontare il lavoro come se fosse un’indagine. Abbiamo deciso di “leggere” il testo, di osservarlo, per capire dove ci poteva portare. Monica Demuru, sola in scena, mette alla prova le parole della Chiambretto, le fa suonare, le provoca, ci entra dentro e ne esce fuori. Insieme cerchiamo di capire, più che dove sia il Giusto e l’Ingiusto (il titolo di un capitolo del testo), dove siamo noi rispetto a tutto questo.